La città di Laterza in rete

La storia degli italiani, ed in particolare dei meridionali, è intrisa di dolore. “[…] nel solco che del sangue s’invermiglia / che si imbeve del pianto, ecco è disceso / il calore del sol che si fa pane”, scriveva nel 1923 Armando Perotti, ahimè, noto, in tempi recenti, solo per l’ecomostro barese, abbattuto domenica scorsa. Da questa terra ardentemente desiderata, perché posseduta solo da un manipolo di latifondisti, gli uomini del Sud fuggivano, in cerca di pane, coltivando la speranza di vivere perché stanchi di sopravvivere. Da questa terra fortemente amata, partivano uomini nati nei nostri paesi e nelle nostre contrade, poiché, ancora nel secondo dopoguerra, vivevano sulla propria pelle le stesse, vane attese dei padri. Ovunque regnava lo sfacelo: economia a pezzi, agricoltura ed allevamento dimezzati…, così alla fame della terra si sostituiva la fuga dalla terra ed in molti si muovevano verso il Belgio. In ogni paese, anche nel più piccolo e sperduto, fu affisso il manifesto rosa della Federazione Carbonifera, la quale prometteva condizioni molto vantaggiose per il lavoro di fondo, da tempo disertato dai belgi. Sono trascorsi circa 60 anni dall’Accordo italo-belga, redatto a Roma il 23 giugno 1946, in seguito al quale partirono oltre 50.000 operai italiani, destinati ai cinque bacini minerari belgi. Sono trascorsi circa 50 anni dalla tragedia del Bois du Cazier, nella quale morirono 136 italiani. La Puglia perse 22 suoi figli. Laterza un giovane di 32 anni, Vito Domenico Larizza, il quale – seguito dalla moglie Maria Raffaella Giannico e dai figli Donata, Federico ed Onofrio – nel ’54 partì alla volta di Marcinelle, ove l’anno successivo nacque Angelo. Nel ’56, a soli due anni dal trasferimento, lo scoppio della miniera… Di questo si è parlato a Laterza giovedì 30 marzo, durante il convegno “Marcinelle, 8 agosto 1956: un viaggio senza ritorno. Storia di Vito Larizza e di altri emigranti …”. La serata - coordinata dall’arch. Giovanna Miccolis, Vice Presidente della Consulta - si è svolta nel magnifico Auditorium Comunale, ex Chiesa del Purgatorio; oltre alla scrivente, hanno relazionato il dott. Gianni Amodio, noto intellettuale, scrittore e critico tarantino, e la prof. Maria Alfonso, preside del Liceo scientifico “G. B. Vico”, mentre il poeta Luigi Pignatelli ha declamato una inedita composizione in versi. Il Sindaco Giuseppe Cristella ed il Vice Sindaco Gianvito Bruno hanno illustrato i motivi dell’iniziativa, conclusasi sabato 1 aprile, presso la zona PIP, con l’inaugurazione di via Vito Larizza e Largo Marcinelle, dedicato ai caduti di Marcinelle. Preziosa, perché densa di significato, la presenza dei figli di Vito Larizza e quella di Sebastiano Scandereberg, testimone oculare della catastrofe, residente a Roselies (Belgio), invitato per l’occasione. Il signor Scandereberg – che per 68 giorni collaborò incessantemente al riconoscimento ed al rimpatrio delle salme, lavorando contestualmente per il giornale Le Rappelle – ha donato alla Città di Laterza un carrello di Marcinelle (autentico) ed una statua, raffigurante un minatore. A cerimonia conclusa – la benedizione è stata impartita da don Lorenzo Cangiulli - visibilmente commosso ha espresso i suoi sentimenti: “Ho provato un’impressione indimenticabile; sono felice che la vostra ricerca abbia avuto esiti positivi e che la vostra proposta sia stata accolta con entusiasmo dall’Amministrazione Comunale, la quale, qui a Laterza, ha dato continuità ad un momento tragico della nostra storia. Inoltre, sono stato ospitato con grande gentilezza. Mi ha profondamente commosso vedere i figli di Vito Larizza ed i suoi parenti, fra i quali la sorella. Nel ’56 ero molto giovane … In quei 68 giorni mi pareva di veder risalire dal fondo i miei familiari. Sono nato a Felline, in provincia di Lecce, e due dei miei fratelli, in quegli anni, lavoravano nelle miniere del Belgio. Forse per questo ho sentito d’esser tutt’uno con quelle famiglie. Al Bois du Cazier condividevo lo strazio di coloro che erano in attesa al di là della cancellata. Ore, giorni di inquietudine, urla, disperazione, preghiere …La tortura dell’attesa e dell’illusione. Ho lavorato fino al ’57 per Le Rappelle, ma poi sono stato costretto a passare nella miniera, perché la legge obbligava a scendere al fondo per cinque anni, pena il rimpatrio. Grazie all’intervento del Direttore del giornale, dopo tre anni mi è stato rilasciato il permesso A, cioè quello che consentiva di cambiare lavoro. Non ho più lasciato il Belgio – dove mi ero recato per seguire le operazioni di recupero – perché quell’8 agosto mi ha segnato per sempre. Ho scelto di rimanere in Belgio, accettando il lavoro in miniera, perché volevo essere a contatto con i miei connazionali, costretti a scavare anche nelle tailles di 50 centimetri”. Le parole si interrompono, Sebastiano Scandereberg non riesce più a raccontare, perché a distanza di 50 anni la sua voce è ancora spezzata dalla commozione, quella commozione percepita anche dal pubblico giovedì sera. Dopo i tragici eventi egli ha dedicato la sua vita alla memoria dell’8 agosto, data-simbolo dell’emigrazione italiana, divenuta dal dicembre 2001 - su proposta dell’on.Mirko Tremaglia, Ministro per gli italiani all’estero - Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo. Per i suoi meriti, è stato insignito dell’onorificenza della Stella della Solidarietà Italiana, con il grado di Cavaliere; è un alto esponente del CTIM, nonché direttore dell’ENAS, eppure si è presentato a Laterza solo come testimone degli eventi. “Sono venuto qui per la cerimonia commemorativa, dunque per Vito Larizza e per i minatori morti nel Bois du Cazier. Non potrò mai dimenticarli. Sono qui, solo ed esclusivamente perché ho avuto l’onore di poter contribuire al ricordo di un minatore, che ha perso la vita nelle viscere della terra straniera. Un ricordo che da oggi rimarrà per sempre … Il mio cuore si è aperto alla gioia, perché sono un italiano che ama gli italiani”. Nel ’67, quando la miniera di Marcinelle fu definitivamente chiusa, Scandereberg acquistò 100 carrelli, molti dei quali sono stati posizionati in provincia di Lecce. Quello di Laterza è il novantanovesimo. D’ora in poi, ha affermato il Sindaco Giuseppe Cristella “chi passerà davanti a Largo Marcinelle, chiedendosi il perché di quella statua e di quel carrello, sarà indotto a riflettere”. “Gli emigranti ci hanno insegnato che si può essere imprenditori di se stessi. Dietro quella statua c’è un uomo, che ha perso la vita per un nobile scopo di vita”, ha sottolineato il Vice sindaco Gianvito Bruno. Un uomo, Vito Larizza, al quale – insieme agli altri 135 minatori – il Presidente Ciampi ha conferito la Medaglia d’oro al Merito Civile. Trascorre sempre del tempo perché la giustizia possa affermarsi, ma sappiamo tutti che “nella Storia c’è come una corrente sottomarina che spinge le imbarcazioni dei piccoli verso la terra della giustizia” (G. La Pira). Oggi, la Città di Laterza ha reso i dovuti onori ad un uomo che ha vissuto l’eroismo quotidiano, rinunciando al sole ed alla luce per dare “ossigeno” alla propria famiglia, per poi lasciare nel sottosuolo del Paese nero l’ultimo respiro … da martire del lavoro.



» Fonte: La Goccia
» Autore: Maria Carmela Bonelli
Cerca notizie per parola chiave:
News precedenti:

08/04/2006
Maiolica laertina, successo al Quirinale
Il sindaco fa il bilancio dell’incontro: occasione prestigiosa per la nostra economia

08/04/2006
Lunedì telecamere Rai nella terra delle gravine
Sbarca la popolare trasmissione «Linea Verde»

06/04/2006
Tornei fra gli Oratori parrocchiali italiani
Il “San Domenico” terzo nel basket

06/04/2006
Lezione di legalità
Il Cap. dei Carabinieri Conti all’Istituto d’arte

06/04/2006
La ceramica laertina “s’insedia” nel Quirinale
Ciampi riceve 36 sindaci del marchio Cat

Cerchi un'azienda? Clicca QUI
Appuntamenti a ...