Le telecamere di «Linea Verde» da lunedì a Laterza. La nota trasmissione condotta da Paolo Brosio e Gianfranco Vissani, in onda la domenica su RaiUno alle 12.20, fa tappa nella terra delle Gravine e punta riflettori e obiettivi sui prodotti tipici locali. Per assaporarne i sapori e scoprirne i segreti, tramandati di generazione in generazione. L’iniziativa (la messa in onda è stata programmata per maggio) piace al sindaco Giuseppe Cristella, che l’ha voluta. Per far conoscere agli italiani - dice - l’affascinante spettacolo delle gravine, dei boschi, degli insediamenti preistorici testimoniati dai villaggi scoperti nel nostro territorio nel 1995 e dalla necropoli d’età neolitica scoperta nel 1965 in località Valle delle Rose. «Linea Verde si soffermerà sui nostri prodotti tipici - spiega Cristella - dal pane alla focaccia e alle carni al fornello, per dare impulso all’economia locale». Il pane, appunto. Quello, antico, impastato con farina di semola di grano duro rimacinata, lievito madre, acqua e sale lasciati a riposare per circa 6 ore, e poi cotto nei forni a legna preriscaldati e liberati dalla legna per consentirne la cottura con il calore della pietra ad una temperatura di circa trecento gradi per due ore. Forni che, dicono gli esperti, per la loro particolare struttura facilitano la fuoriuscita dell’anidride carbonica, impedendo la cristallizzazione della parte esterna del pane e dando alla mollica una soffice consistenza, un ottimo sapore e un gradevole profumo. Carrellata, ovviamente, anche fra le altre specialità da forno come le friselle, la focaccia, il «calzone» (ripieno di porro, alici, capperi e olive), e poi le «scarcelle» pasquali, i taralli, le «cartellate» di Natale. Dal forno al fornello il passo è breve: l’agnellone con cipolla, la salsiccia di maiale, i salsicciotti di vitello e gli involtini di interiora di agnello che, in formato gigante diventano gustosissimi «marri». Inquadratura speciale, infine, tra formaggi freschi e stagionati prodotti in caseificio o in masseria, per il piatto «principe» della tavola laertina: la «callarèdde» (pronuncia alla francese), miscuglio sapiente a base di cicorielle, aromi campestri e carne di agnello. Per buone forchette.