La città di Laterza in rete

L'antico Castello costruito dai Tarantini per affermare e difendere il loro possesso su questa terra fu distrutto quando sul suo suolo fu edificato l'attuale, perché la consunzione operata dal tempo lo aveva di molto rovinato, ma anche perché non rispondeva più alle esigenze dei nuovi tempi ed ai nuovi mezzi di guerra.

Di padre in figlio si è tramandata la notizia della sua esistenza; però unico suo relitto fu il covo sotterraneo, che da quel vecchio castello menava verso il paese vecchio e propriamente verso la Chiesa della Vittoria e serviva di uscita per eventuale bisogno di salvezza.

Il Palazzo MarchesaleDi questo cunicolo, profondo oltre 2 mt. sull'attuale piano stradale, si sosteneva da tutti l'esistenza, ma nessuno lo aveva mai visto. Solo nel 1927, durante la costruzione della conduttura, che dà acqua alla fontanina dirimpetto al vicolo, che mena alla Chiesa della Vittoria, si poté vedere intersecare lo scavo per la conduttura con questo cunicolo profondo mt. 2 e largo 1 e poco più. Seguiva la direzione verso l'odierno Palazzo Marchesale, ma non si sa dove arrivava da ambo le parti.
Non è stato possibile accertare perché, venendo meno il fabbricato poco discosto dalla casa Montulli, furono fatti degli sbarramenti che ne impedirono la possibile ispezione, furono fortificati lo scavo e il cunicolo e situata la tubatura dell'acqua si colmò subito ogni vuoto circostante a questa a livello stradale.
Dalla direzione si argomenta con molta verosimiglianza che il tunnel dava esito verso la Gravina sita alle spalle della Vittoria donde erano facili e non viste una sortita od una fuga dal Castello.

Questo vecchio cunicolo, che troviamo anche registrato in parecchie descrizioni di castelli e fortezze antiche di altri luoghi, fu conservato ed adibito allo stesso uso dai d'Azzia, quando, distruggendo il vecchio Castello tarantino, edificarono sul suo suolo l'attuale Palazzo Marchesale, come ne è constatata l'esistenza e l'uso nella descrizione di questo.
Essendo il primitivo vecchio castello, ridotto a rudere sempre più cadente ed inabitabile, i feudatari precedenti ai d'Azzia e questi stessi, fino all'edificazione del palazzo odierno, abitavano nel vecchio palazzo Marchesale, piccolo, inadatto ed indecoroso per un feudatario ricco e di incontrastato potere.

Esso era il fabbricato vecchio comprato da Barberio dietro l'asilo, dov'è l'attuale portone dei Sabato; però il fabbricato di prospetto fu edificato dai Barberio innanzi alla vecchia dimora marchesale, alla quale oggi si accede da questo portone di via Asilo.

Ai tempi feudali però si accedeva dalla prima strada della Mesola, dopo il passaggio attraverso la casa sfondata e voltando a sinistra di detta strada passato il vicoletto cieco, si va alla chiesa di S. Leonardo, una volta esistente; sotto il cavalcavia, che viene immediatamente dopo la strada per disotto, si osserva ed è ben conservato l'antide signorile dell'antico accesso alla dimora Marchesale, ora chiuso a muro, perché sostituito dalla nuova in via Asilo.

Saliti non molti gradini a sinistra, dal pianerottolo si entra in una grande stanza con ampio abbaino, che dà su di un solaio; appresso vi è una grande stanza e poi altre ancora, che il tempo e le modifiche hanno deviato dal primitivo accesso e condominio; poi fu venduto alla famiglia Parisi tutto il lato sud composto da una grande stanza ed altre sale ora in via Balbo.

Investito del marchesato di Laterza nel 1536, Don Pietro Antonio d'Azzia abitò in questa indecorosa dimora fino al 1548, anno in cui, abbattuti i vecchi ruderi del Castello Tarantino, edificò su quel suolo l'odierno Palazzo Marchesale, degna e signorile dimora di un grande Signore e fortezza di offesa e di difesa dal nemico; giacché se dal lato sud, prospiciente il paese vecchio, è un autentico palazzo signori- le, dal lato nord, chiudendo insieme alle mura il paese ad est fino alla gravina, ora Municipio, e ad ovest, allungando le mura fin giù alla porta della fontana, è una vera barriera agguerrita da sormontare per accedere nel paese.

Infatti, al lato nord, o via Asilo, ancora esiste parte del largo e profondo fossato, a destra della porta di entrata, lungo mt. 34 e largo mt. 14,50 e questo continuava a sinistra di essa con identico fossato, che era lungo mt. 36,50 e largo mt. 15,50; poi il marchese d'Azzia lo occupò ed edificò quelle case parecchio profonde dal livello stradale di via Asilo mentre il fossato tutto l'aveva costruito l'Università, a maggiore protezione dell'abitato da assalti nemici.

Affresco di Sant'AnnaDalla prima porta in via Asilo alla seconda, proprio del palazzo, vi era un ponte levatoio, a destra ed a sinistra del quale vi era completata ed ora in parte, una spianata chiusa da merli e feritoie, che tuttora esistono solo dirimpetto all'asilo infantile, quale vera fortezza, che con la chiusura del ponte ne garantiva la difesa e l'offesa.

Dalla seconda porta, a secondo acuto come l'altra a sud, si accede ad un vasto atrio, dove hanno adito stalle, magazzini ed altre comodità.
Dalla scala signorile, a vari ripiani, si sale al vano superiore ed anche nell' intermedio, fra questo ed il terreno vi sono grandi ed asciutti magazzini, capaci di molte quantità di cereali, che la casa marchesale ricavava dai vasti suoi possessi.

Al piano superiore a destra vi è la porta che dà accesso agli appartamenti; ha due file di stanze parallele, che occupano il lato nord del palazzo, come identicamente il lato sud, ambedue congiunti ad ovest con l'ampio salone, o sala d'armi ed altri vani; ad oriente vi spazia poi un grande solaio, da cui si gode la vista della sottostante piazza, della campagna e del paese giacché, fra i diritti feudali vi era quello, che nessun fabbricato privato dei cittadini poteva sorpassare il livello del palazzo, impedendone la visuale.
Tutto questo formidabile Palazzo, costruito quasi interamente con pietra grezza, è lungo al lato nord ed al lato sud mt. 39.

A pianterreno ha inoltre due grandi rimesse attualmente adibite a taverne; ha anche un numero imprecisato di scantinati, con fini di nascondigli, e la fantasia popolare vede anche trabocchetti, sul cui parco sono irti pugnali e ferri acuminati, sui quali erano precipitati dall'alto i condannati della ferocia baronale. Si suppone anche si siano esistite antiche carceri e supplizi dei condannati. Questo edificio accende nella fantasia popolare la ricostruzione della vita sfarzosa di quei feudatari e la fa connettere subito alle loro rapinerie, alle sopraffazioni di ogni elementare diritto umano.


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