La città di Laterza in rete

Domani la Margherita tiene un congresso con tre scopi e un convitato di pietra, anzi di polvere pirica. Il congresso è parte delle operazioni nazionali in vista del partito democratico; dovrebbe essere conclusione della elaborazione del lutto dopo la cocente sconfitta alle comunali del maggio scorso; vorrebbe essere organizzazione dell'opposizione in Consiglio comunale; ma nel dibattito scorre sottotraccia l'eco della bomba di 20 giorni fa, al punto che il congresso è slittato di una settimana. La strada verso il Partito democratico, specialmente dopo la crisi di governo, non è né piana né ripida, né scorrevole, né impervia: esiste solo come operazione partitocratica, cioè è un ectoplasma che non può essere rianimato né dal malinconico Fassino e dal cicorioso Rutelli, né dal cinico D'Alema e dallo scaltro Marini. E Casini ha complicato le cose, aprendo bottega per quegli ex dc che non vorranno deviare a sinistra; la qual cosa fa rischiare alla Margherita di portare nel Pd più partitanti che elettori; contagio per quei diessini che, in cerca di un nuovo "ubi consistam", poiché non sono riusciti a darsene uno dal dì della Bolognina, vogliono tornare a prima della Bolognina. E nemmeno fra i margheritiani laertini il Pd ha molta attrattiva, soprattutto dopo il triste spettacolo del "candidato sindaco" per Taranto, dato dalla Margherita ionica in combutta con mezza Quercia. Infatti, se la Margherita, e i Ds, di Terra ionica a lungo non hanno avuto altro candidato sindaco oltre Florido, per il "dopo Di Bello", situazione propizia per chiunque, significa due cose: o che nessuno di essi si sentiva all'altezza del compito e non volevano cercar fuori di loro; o che non una strategia politica tentavano di mettere in atto, ma un'operazione di potere, un'avventura personale. E per l'una e l'altra ipotesi, confessata inadeguatezza o avventura personalistica, per costoro la politica è un posto improprio. Molta importanza, invece, il congresso ha per la politica locale: riuscirà a dare un partito ai due consiglieri comunali, Franco Catapano e Arcangelo Cirielli? Il congresso margheritiano si tiene quando ancora per il paese vaga l'eco della bomba al municipio, non a tizio o caio, come in passato, ma all'Amministrazione. Su quest'anomala pressione sul Comune l'Unione laertina ha confermato di essere nel pieno del malanno della classe politica italiana: essere una casta dissociata dalla popolazione; perciò, invece di prendere le distanze e chiamare la maggioranza a definire le sue responsabilità per questo illegale genere di interlocuzione, s'è sentita offesa come essa e ha solidarizzato con essa. Una lacrima sgorga da tenerezza d'animo; per chiedere chiarimenti ci vuol coraggio. Ma la tenerezza è tipica di chi è solo, parlare come partito, invece, dà un po' di coraggio. Quindi il congresso, se rimette in vita la Margherita, e la Quercia e il Pd, può dare a un gruppo di politici un progetto che è anche la migliore difesa da ogni genere di intrusioni violente. Il congresso, perciò, non può non partire dalla sconfitta elettorale, forse la più umiliante delle amministrative italiane del maggio scorso, che ha reciso la Margherita, e spiantato la Quercia. Dopo la disfatta il segretario Giuseppe Russi si dimise, la sezione chiuse ed è ancora senza casa e i sette eletti dell'Unione hanno sempre stentato a trovare una linea politica comune. A maggio il "più grande elettore" del centrodestra fu il centrosinistra, prima per non aver mai fatto opposizione, poi per la farraginosa preparazione della lista. Ora, la situazione non è granché cambiata: l'opposizione è ancora inefficace, senza idee e senza voce e l'Amministrazione ha osato perfino tacitare chi fra i suoi espresse dubbi su operazioni o avventate o spregiudicate, come la pubblica illuminazione affidata a privati e poi fermata. Se dal congresso uscirà una margherita con lo stelo diritto e la corolla circondata da tutti i suoi petali, la sconfitta si potrà considerare acqua passata, il lutto sarà stato elaborato e i due consiglieri avranno la voce di un partito, cioè di molti cittadini, quindi un'alta autorevolezza, sia perché parleranno dopo analisi ponderate, sia perché parleranno a nome di una frazione più o meno grande della collettività e non con le idee personali, quindi miserine di contenuto e di tono. Inoltre se Catapano e Cirielli avranno un partito alle loro spalle, anche i tre consiglieri Ds, oltre a Di Lena, Giuseppe Stano e Lorenzo Caldaralo, se lo daranno e Sebastiano Stano e Francesco Perrone, che a partito sono "single", si sentiranno meglio in una compagnia più folta e dalle idee chiare e distinte. E con sette consiglieri comunali concordi l'opposizione potrebbe mettere l'Amministrazione al riparo da clientele da foraggiare e onori e privilegi da procacciarsi, senza mai smarrire la stella polare del bene comune. Che cosa potrà accadere nel congresso di domani? Tutto dipende dalla consapevolezza che i margheritiani hanno di se stessi, cioè dal quantum di autostima. Diversamente da molte altre Margherite, quella di Laterza ha una particolarità: ha in sé, per dire dei maggiori, due democristiani di lungo corso, Mario Fanelli e Arcangelo Cirielli, quindi una vasta e lucida memoria storica di un passato tanto glorioso quanto animoso, sul quale passato si sono poi innestati prodiani della prima ora come Franco Azzarano e Tony Gallitelli, e, secondo le ultime usanze, dirigenti di sindacato in supplenza dei politici, come Franco Catapano. Cirielli è stato da sempre l'uomo-Cisl nella Dc laertina guidata da due notabili; pur giovanissimo, era puntualmente eletto e le sue richieste sempre tenute in gran conto. Altra, invece, è la storia di Fanelli, uno dei "ragazzi del '77", capace già da ventenne di vedere lontano, quindi mente politica, che non esitava a dire ciò che pensava, non capricci, ma pensieri articolati e con i congiuntivi in ordine, anche nelle più turbolente assemblee. Qualsiasi osservatore esterno avrebbe scommesso su Fanelli come il futuro leader politico di Laterza, e non solo. Perché Fanelli sia rimasto ai margini della politica laertina è un dilemma che deve sciogliere egli per primo; ma è certo che la causa principale della troppo lunga deriva del centrosinistra laertino è la marginalità di Fanelli nella politica locale. La Margherita, allora, potrebbe ricominciare dall'antico? Il cincinnatismo è stato usato solo una volta nella storia politica, anche se dal passato si può imparare sia il “da fare”, sia il “da non fare”. Perciò se fra i vecchi dc rimasti in paese si desse voce a Ciccio Bruno, consigliere comunale sempre nel centro del potere e mai chiacchierato, egli darebbe preziosi consigli e servizi. Se Bruno partecipasse come invitato d'onore al congresso della Margherita, non siederebbe sulla sedia che è stata sua per decenni, quella di segretario e capogruppo; ma la sedia su cui siederebbe sarebbe sedia di segretario e capogruppo. Non potrà presenziare un altro ex dc ed ex sindaco, Pietro Paciulli junior, per qualche acciacco d'età, il più grave dei quali è la mancanza del suo mentore e parafulmine, Carmelo Surico. Potrebbe però, sia pure come ospite di riguardo, partecipare il sindaco Giuseppe Cristella. Fanelli e Cirielli gli indicherebbero la sedia su cui sedeva il padre Stefano e sulla quale soleva dir la sua, ora agitandosi, ora sbuffando, ora alzandosi e interrompendo chi parlasse, ora proponendo qualcosa. Ascoltando Fanelli parlare di interessi del paese e scrutando la faccia di Bruno, se d'assenso o di dubbio, il sindaco scoprirebbe la sua attuale situazione: essere un pinocchio fra troppi gatti e troppe volpi, perfino con qualche rasputin e senza nemmeno un grillo parlante e la fata ancora di là da apparire: tutte cose dette in un sol botto dalla bomba. Quando i partiti non erano degenerati in partitocrazia e prima che questa partitocrazia divenisse prolifica madre di piccoli partitanti, si usava che ai congressi le prime parole fossero degli avversari, per un saluto, una breve esposizione del proprio pensiero e per gli auguri che insieme si facesse il bene della propria comunità. Ora gli avversari non si confrontano più su idee politiche e amministrative, ma, dopo la reciproca sordità, passano agli insulti e s'istradano verso i tribunali. Dice un proverbio africano: quando litigano gli elefanti ne fa le spese l'erba. E dunque, questo congresso sarà un ritorno al rispetto dei ruoli, alla normalità, alla realtà, magari anche a causa del botto notturno? La Margherita "risvegliata" aiuterà i diessini a svegliarsi a loro volta, e poi tutti a riscoprire il Bene comune? L'interesse del paese potrà tornare al centro delle idee di ciascuno che faccia politica, in sezione, in Consiglio, in giunta? E questa Margherita sarà un fiore odoroso, o appassito e inodore?



» Fonte: Corriere del Giorno
» Autore: Michele Cristella
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