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Sarà la commissione “Ambiente” a raccogliere informazioni utili circa il corretto funzionamento dell’impianto della Progeva Srl che, da un anno produce fertilizzanti agricoli negli stabilimenti di contrada Candelora. Lo ha deciso l’altra sera il consiglio comunale, convocato, appunto, anche per discutere, su richiesta dei gruppi di minoranza, dei maleodoranti “afrori” che, in pieno luglio, spinti dal vento di tramontana, hanno attraversato in lungo e in largo il centro cittadino, mettendo in apprensione buona parte della popolazione. In tanti, infatti, avevano segnalato il caso agli amministratori di Piazza Plebiscito, sindaco Cristella compreso, mobilitando gli uffici comunali e gli stessi organismi consiliari: il comando di Polizia urbana chiedeva per iscritto chiarimenti alla Progeva in due occasioni (18 e 27 luglio) nel giro di una settimana, incassando, a seguire, la ferma risposta dell’azienda: per la Progeva (nota del 31 luglio scorso), era da ritenere arbitrario e privo di fondatezza qualsiasi riferimento all’impianto di contrada Candelora in merito alla presunta diffusione nell’aria di cattivi odori molto probabilmente dovuti, ipotizzava la Progeva, alle abituali operazioni di “letamazione”. In un incontro in municipio esteso ai capigruppo consiliari, la stessa Srl avrebbe però ammesso il temporaneo malfuzionamento di alcuni filtri, “contestuale” alle segnalazioni in questione, e l’apparente contraddizione non è passata inosservata in consiglio comunale. Da qui la richiesta di Lorenzo Caldaralo (Ds) e Franco Catapano (Margherita), finalizzata ad approfondire il tutto, in attesa dei rilievi dell’Arpa, nel frattempo informata, e investita, della vicenda: anche per tutelare gli interessi della stessa Progeva, è stato precisato. «Aspettiamo che l’Arpa accerti che tutto sia a norma, la nostra attenzione è alta» ha ribadito il sindaco Cristella, nell’evidenziare le «tecnologie avanzatissime» dell’insediamento. Insediamento che, finanziato da Sviluppo Italia per circa 3milioni di euro, si estende su una superficie di 29mila metri quadrati (3mila400 coperti). «E' l’unico impianto nel Mezzogiorno - aveva ricordato in sede di presentazione alla stampa il direttore tecnico Marino Mongelli - a celle di biossidazione accelerata, reattori chiusi in cui il prodotto viene confinato per poi essere estratto quando ha raggiunto la stabilità biologica (niente cattivi odori), e tra i pochi che abbiano puntato sulla valorizzazione del compost per ottenere fertilizzanti organici».



» Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
» Autore: Francesco Romano
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