La città di Laterza in rete

«Mi chiamo Lomagistro Vita Francesca, sono nata a Laterza il 30 dicembre 1900. Sono la seconda di tre figli, nati tutti in casa perché allora non c'erano ospedali nelle vicinanze». Gli occhi verdi di Giuseppe Scarati, ventisette anni visti da una sedia a rotelle, si illuminano di luce intensa, mentre leggiamo queste righe. A tagliare il nastro dei 102 anni di vita è stata, nel dicembre scorso, la nonna paterna. Ma a metterne insieme i ricordi ancora nitidi, in un «quaderno» di 37 pagine stampato a «getto d'inchiostro» e rilegato a spirale, è stato lui. Fatica immane per chi, con volontà e fierezza senza fine, combatte dalla nascita (tetraparesi spastica da asfissia) con fonemi ribelli e movimenti impossibili. Per chi, per scrivere, può usare solo la tastiera di un computer, dove le dita arrivano decise dopo aver disegnato, nell'aria quasi in attesa, parabole e traiettorie indicibili. Nonna Vita Francesca dettava, Giuseppe ascoltava, dava il tempo, registrava su nastro, aiutato da mamma Brunetta e papà Luigi, angeli custodi instancabili della sua esistenza. E poi riascoltava, e poi ancora pigiava sui tasti, a dar luce e colore, gli stessi dei suoi occhi, alle parole. Così, parola dopo parola, i «Racconti» di Vita Francesca Lomagistro, hanno riempito trentasette pagine, tratteggiando scene d'altri tempi. «Vivevamo in una casa in via Campanile - leggiamo - composta da una stanza, senza acqua, senza servizi igienici e senza luce elettrica. Per illuminare la nostra casa si accendevano il lume a petrolio e le candele». E più avanti: «Per avere un po' di istruzione andavo a casa di una signora; la mia maestra era donna Enrichetta e con lei in due anni ho imparato a scrivere almeno la mia firma e un poco a leggere». Già, perché «a scuola andavano solo quelli che stavano bene economicamente», mentre «i bambini della povera gente andavano a lavorare nei campi con i genitori». Giuseppe Scarati conosce «angoli», virgole e spazi del suo quaderno. E, mentre leggiamo, li ripercorre nel nostro sguardo. Preghiere in vernacolo, scene di vita contadina, nenie, esorcismi. Ricordi di guerra. Come il ritorno dal fronte del fratello maggiore di nonna Vita: «Siamo andati a prenderlo alla stazione di Castellaneta, con la banda ed il sindaco; tornò anche il mio fidanzato, Pietro Scarati, con il quale mi sono sposata nel 1920». Ricordi limpidi, lucidi: a 102 anni, la «bambina» che aveva imparato «un poco a leggere», ha scoperto che si può scrivere raccontando. E Giuseppe s'accende: le sue dita decise, e i suoi occhi verdi, hanno fatto il miracolo.



» Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
» Autore: Francesco Romano
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