“E' un pezzo voce e specchio della storia del suo territorio”
Testimonianza dell’artistica tradizione ceramica laertina
Ora attualizzare il culto dell’Oghiditria, presente a Laterza e in molte altre cripte
Il nostos.
Solenne e calorosa accoglienza nel santuario Mater Domini per la
piastrella su cui un ceramista-artista anonimo aveva effigiato i santi
Pietro e Paolo. Con i padroni di casa, don Domenico Giacovelli, rettore
del santuario, Lillo Bozza, presidente del Comitato Mater Domini, e il
sindaco Gianfranco Lopane, hanno voluto testimoniare l’importanza
patrimoniale e artistica della piastrella il vescovo Claudio Maniago,
una rappresentanza dell’Arma: il comandante provinciale colonnello
Andrea Intermite, il comandante della compagnia di Castellaneta,
maggiore Biagio Marra, il capitano Michela Stefàno, della Tutela del
Patrimonio e protagonista del ritrovamento e recupero, il comandante
della caserma di Laterza, luogotenente Dario Baglivo, e Francesco
Longobardi, per i Beni culturali della Regione Puglia.
La piastrella
arredava un’acquasantiera, ma fu rubata una notte fra il 23 e 24
settembre del ’79, quasi un sacrilegio, stante l’attaccamento dei
laertini per il santuario, casa della chiesa rupestre nella quale è
rappresentata l’Odighitria, o Madonna del Buon Cammino, o Maria S.S. di
Costantinopoli. Ma, ha raccontato la capitana Stefàno, insieme con la
diocesi e l’Arma territoriale, non abbiamo mai smesso di cercarla. Ci fu
segnalata in un catalogo d’una mostra, andiamo nella nostra banca dati
risaliamo ad un mercante d’arte senza titoli. Ed eccola qui, tornata
nella sua casa. Ora spero di riportare qui le due parti che mancano. E'
un pezzo della storia del territorio, ha concluso la capitana con
un’esortazione: siatene fieri e gelosi.
Dotto e appassionato
l’intervento di don Giacovelli, ha collocato il ritorno a casa della
piastrella fra i tanti nostoi della mitologia greca, il più famoso dei
quali è il nostos di Ulisse, raccontato da Omero. Ed ha dato
l’importanza dell’arte con le parole di Godà: intrinseca bellezza e
specchio d’un tempo. Strappare un’opera d’arte al suo contesto significa
renderla muta. Ora, ha concluso il rettore, Laterza ascolta la voce di
un tempo e possiamo rivedere la bottega di un maiolicaro artista piena
di apprendisti.
Anche mons. Maniago ha sottolineato l’importanza
dell’arte nella vita di una comunità ed ha ringraziato quanti hanno reso
“possibile questo momento”.
Il rappresentante dei Beni culturali
della Regione, Francesco Longobardi, ha messo in evidenza il legame fra
Laterza, la sua storia e il suo patrimonio artistico e ha garantito
l’interessamento per il ritrovamento dell’acquasantiera.
Il sindaco
Lopane ha detto che ora la piastrella andrà ad impreziosire il museo
della ceramica, è un’opera d’arte espressione del nostro territorio, un
richiamo alla nostra fede, un’occasione per godere delle nostre
bellezze, infine un arricchimento del nostro Museo, che racchiude la
collezione di Tondolo, Chini e Calabrese. E', ha proseguito il sindaco,
un’ulteriore testimonianza della nostra tradizione ceramica che aveva
raggiunto vette artistiche ed ha ringraziato l’Arma dei carabinieri per
il ritrovamento.
In sé la piastrella testimonia ad un tempo
l’abilità e la raffinatezza del lavoro di un artigiano d’una comunità
periferica e tuttavia al passo con i tempi dell’arte e della cultura. E
questo “nostos”, questo ritorno non può non richiamare un altro ritorno,
ufficiale: attualizzare il culto dell’Odighitria, , ancora
misconosciuta, la cui immagine è presente in molte cripte della gravina e
del Meridione italiano.