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La Comunità Montana della Murgia Tarantina riapre. Una sentenza della Corte Costituzionale, su ricorso presentato dalla Regione Veneto, sancisce che la competenza, in materia di scioglimento delle Comunità Montane, non spetta al Governo, bensì alle Regioni. Poiché fu la Finanziaria a decidere per la cancellazione di quegli enti, che vennero ritenuti uno spreco di denaro pubblico, dopo l’uscita del libro “La Casta”, il provvedimento non risulta valido. La chiusura della comunità montana ionica, come quella delle altre cinque pugliesi, risale all’8 gennaio scorso, per effetto della Legge Regionale n° 36 del 19.12.2008. Intanto, i sindaci dei Comuni facenti parte dell’ormai ex Comunità Montana ed il presidente stavano tentando una nuova strada: quella dell’Unione dei Comuni delle Gravine e delle Pinete Ioniche, per candidarsi nuovamente alla gestione territoriale del parco delle gravine, una nuova forma associata di gestione del territorio; “un nuovo organo - aveva ribadito in più occasioni Rizzi - snello e, soprattutto, realmente funzionale, in grado di superare gli steccati ideologici dell’una o dell’altra maggioranza politica e capace di ripartire dall’ambiente e dalla valorizzazione del prodotto locale. Poi, l’arrivo del commissario liquidatore, Anna Svelto per completare tutte le procedure necessarie allo scioglimento definitivo dell’ente. Recentemente era stata anche bandita la gara per la vendita dell’auto di rappresentanza dell’ente montano, una Lancia Lybra immatricolata nel 2001. Ma, oggi, tutto da rifare. Domani, infatti, mercoledì 26, il commissario liquidatore riconsegnerà all’ex presidente Arcangelo Rizzi le chiavi dell’ente. Dalla Regione Puglia, infatti, è giunto perentorio l’ordine di rimettere tutto a posto, compresi gli organi reggenti. Tutto come prima, insomma, o quasi. Infatti, in Giunta, ci saranno solo 3 assessori, contro i 6 precedenti; in Consiglio, un consigliere per ogni Comune (9 contro 33). Non solo; per la prima volta, l’anno, quello del 2009, per l’ente montano si era aperto senza la necessità di rivolgersi ad un istituto di credito per un’anticipazione di cassa. Oggi, Rizzi ed i suoi dovranno ritrovarsi a fare i conti con un bilancio deficitario, per di più senza la previsione di indennità. L’unica prevista, trattandosi di un ente in fase di liquidazione, era quella del commissario, che ha, comunque, deciso di rinunciarvi. E, poi, 4 mesi di arretrato di stipendio per i dipendenti dell’ente montano. Dal Governo sono in arrivo 79mila euro. Poca cosa, rispetto al bisogno di un ente, che, ironia della sorte, è costretto a ricominciare da zero. Sono gli scherzi delle leggi italiane. Lex, dura lex, sed lex… ma quale lex!



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» Fonte: Corriere del Giorno
» Autore: Maria Florenzio
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